Prima di Fidonet

Fino alla seconda metà degli anni ’70, l’accesso a sistemi telematici era prerogativa di un ristrettissimo numero di addetti ai lavori. La ragione era semplice: i computer progettati per una utenza non professionale non esistevano ancora, ed i modem erano oggetti rari e costosi. Per questi pochi fortunati mortali, comunque, i servizi telematici erano già una realtà da tempo. Infatti, la stragrande maggioranza dei sistemi operativi prevedeva una qualche forma di messaggistica interna, così come erano già in auge iniziative commerciali come Compuserve. Tutti servizi dedicati, creati in ambito professionale e destinati ad una utenza professionale.

La storia dei Bulletin Board System, BBS per gli amici, è invece opposta: nasce in ambito hobbistico ed amatoriale – sebbene molte delle persone coinvolte siano comunque professionisti del settore informatico – per offrire servizi a chiunque fosse interessato ad usarli. Perché questo potesse accadere era necessario un presupposto base – la disponibilità delle risorse necessarie (un computer, una linea telefonica ed un modem) che si concretizzò proprio nella seconda metà degli anni ’70 con l’avvento dei primi microcomputer come il Mits Altair 8800 o L’IMSAI 8080.

Il primo BBS di cui si abbia notizia ad essere nato con questi fini è il Computerized Hobbyist Bulletin Board System di Ward Christensen e Randy Suess. Entrambi erano membri del Chicago Area Computer Hobbyists’ Exchange (CACHE) e da tempo discutevano della possibilità di realizzare un sistema di messaggistica computerizzata. La genesi del CBBS ce la racconta lo stesso Ward in una intervista dei primi anni ’90: “Perchè abbiamo creato CBBS? E’ una storia lumga, ma – in breve: (1) avevo un computer in più (dovevo fare delle conferenze e ne avevo comprato uno da portare con me); (2) Hayes aveva ideato il modem interno controllabile dal computer; (3) Avevo una linea telefonica per gestire le informazioni del club sui prossimi incontri, ecc . (4) c’è stata quella terribile tempesta di neve il 16 gennaio 1978, che mi ha impedito di andare al lavoro, così Randy e io ci siamo sentiti per telefono e abbiamo lavorato all’idea. Ho pensato che fosse una attività per il club, Randy disse che sarebbe stato meglio farlo solo noi due, visto che i progetti “allargati” non vanno da nessuna parte. Così l’abbiamo fatto. Ho ispirato il software alla bacheca “legno e punesse” ed ho coniato il termine BBS”. I due, che non erano studenti come spesso si legge in giro, si divisero i compiti:Ward Christensen, che lavorava in IBM, scrisse il software, mentre Randy Suess, che operava in area tecnica, si occupò dell’hardware.

In linea di principio non sarebbe da escludere che qualcuno possa avere realizzato un BBS con le predette caratteristiche prima di loro. Nonostante sia una significativa innovazione tecnologica, fonda le sue radici nell’ambito hobbistico che, per definizione, lascia poche, flebili tracce nella Storia con la S maiuscola.

In effetti, la grande notorietà di CBBS è dovuta ad un articolo pubblicato su Byte Magazine1, che ha fatto conoscere l’esperimento a livello globale. E’ grazie ad esso che a CBBS è associato l’importante ruolo di apripista del lungo sentiero che porta direttamente al mondo connesso dei nostri giorni. Ed è forse per lo stesso motivo che la sua organizzazione ha influito significativamente sulle scelte di chi ha seguito le orme di Ward e Randy.

L’articolo di Byte descrive CBBS dettagliatamente.

L’hardware è stato aggregato partendo da componenti di varia natura basate sul bus S100, come era d’uso comune in quei tempi. Usava una scheda CPU 8080, 24kByte di RAM, un singolo floppy disk, modem, tastiera e display. L’architettura era organizzata con l’obiettivo di ottenere “i migliori risultati al costo più basso”. Suess autocostruì il card cage, il telaio in cui si inserivano le varie schede, assemblò il sistema, risolse alcuni problemi di compatibilità fra le varie eterogenee componenti, e cominciò il test del sistema.
Il sistema operativo era il CP/M, ma per aumentare l’affidabilità complessiva del dispositivo, Randy ideò un meccanismo per effettuare un cold boot, il riavvio dell’applicativo, all’arrivo di ogni chiamata. Un timer, anch’esso autocostruito con un integrato NE555, innescava il riavvio solo in corrispondenza del primo squillo. Per ridurre i costi di energia elettrica e prolungare la vita al floppy, anche il motore del floppy veniva avviato dallo stesso timer.

Anche Ward aveva problemi da fronteggiare. Il sistema poteva contare su un singolo floppy da 240kByte come memoria di massa, ma il sistema CP/M usato poteva memorizzare al massimo 64 file su un singolo dischetto. Un numero troppo basso per poter registrare ogni messaggiu in un file separato. Ward decise quindi di organizzare il programma in modo da salvarne 10 per ogni file. Aveva stimato una dimensione media di 50 caratteri a messaggio, e quindi con questi accorgimenti poteva tranquillamente arrivare ad avere in linea oltre 200 messaggi senza problemi. La stessa tecnica era adoperata per conservare una serie di campi associati al messaggio (data, autore, destinatario, soggetto, etc).
Altri file erano usati per memorizzare testi predefiniti (come il messaggio di benvenuto, o un sistema di aiuto minimale).
Un interruttore remote on/off interveniva sul processo di caricamento del CP/M, se era in on al cold boot veniva caricato il software del BBS, se era off il sistema operava con la normale sequenza di avvio che passava il controllo al command processor.
Un elenco delle attività del sistema (log) era inizialmente stampato usando una telescrivente, successivamente sostituita da una stampante ad aghi PR-40

La realizzazione portò via un mese, ed il sistema pronto il 16 febbraio del 1978.

Come dicevo prima, l’originalità del software ebbe una influenza significativa sui progetti a venire, soprattutto per alcune scelte di Ward Christiansen. A partire dell’organizzazione dei comandi, basati su una singola lettera e con un prompt, il messaggio di invito alla selezione, auto esemplificativo:

FUNCTION: B,C,D,E,G,H,K,N,P,R,S,W,X, (OR ? IF NOT KNOW)?

Cosa che consentiva di risparmiare tempo prezioso, in un sistema che operava a 110 o a 300 bps, e che permetteva a chi non ricordasse la funzione di ogni singola lettera di richiamare un aiuto con il tasto ?

E’ una organizzazione che, assieme al messaggio di benvenuto, e all’opzione per lasciare un messaggio all’operatore del sistema (sysop) alla disconnessione, si ritoveranno con minime variazionei nella stragrande maggioranza dei programmi di BBS degli anni successivi.

Sulla ragione per cui CBBS chiedeva all’utente in fase di disconnessione di lasciare un messaggio al sysop c’è una considerazione, molto interessante, di Ward Chirstiansen: “E molto importante per noi avere dei riscontri sul funzionamento del sistema. E’ questo il motivo per cui la funzione goodbye consente di lasciare un commento. Molti ci hanno dato ottimi suggerimenti, che saranno presto implementati”.

In quegli anni lo sviluppo della telematica amatoriale era in larga parte basato sulla sperimentazione sul campo.

Info


1) Byte 11/78, Pag. 150. E’ consultabile su Internet Archive, cfr. Link Utili. Del ruolo fondamentale della stampa specializzata nello sviluppo della telematica amatoriale ne parlo qui.

La foto di CBBS è di Kevin, rilasciata su licenza CC BY 2.0, le immagini di questa pagina sono di proprietà dei rispettivi autori e sono utilizzate in base al principio del fair use.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *